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America's Cup

I grandi navigatori > La vela ai nostri tempi
L’America’s Cup, considerata "l’Everest” della vela, è il più antico trofeo nella storia dello sport. Le sue origini risalgono, infatti, al 1851, anticipando di ben 45 anni le Olimpiadi moderne (1896).
La storia inizia quando un Sindacato di uomini d’affari di New York, attraversò l’Oceano Atlantico a bordo della goletta America in occasione dell’Esposizione Mondiale di Londra. La goletta vinse la regata intorno all’Isola di Wight contro una flotta di imbarcazioni inglesi conquistando la Coppa delle 100 Guinee.
Iniziò così per gli Stati Uniti quella che sarebbe diventata la più lunga sequenza di vittorie nella storia dello sport. Nei 132 anni che seguirono le imbarcazioni americane difesero il trofeo 24 volte, dal 1870 al 1983, quando Australia II divenne il primo sfidante a vincere e sottrargli il trofeo.
Nel corso della storia, l’America’s Cup ha visto partecipare le icone dello sport della vela come Tom Blackaller, Sir Peter Blake, Dennis Conner, Sir Russell Coutts e Grant Dalton.

Le origini : 1851



Nel 1851 una goletta dall’aspetto radicale apparì nella nebbia del primo pomeriggio e velocemente passò davanti allo Yacht Reale ormeggiato nel Solent, tra l’Isola di Wight e la costa sud dell’Inghilterra, in un pomeriggio in cui la Regina Vittoria assisteva alla regata.

Quando la goletta America, passò davanti allo Yacht Reale in prima posizione e salutò tre volte il suo guardiamarina, la Regina Vittoria chiese a uno dei suoi attendenti chi fosse in seconda posizione. “Sua Maestá, non c’è secondo” fu la risposta. Quella frase, solo quattro parole, è ancora la migliore descrizione dell’America’s Cup e come di rappresenta l’unica ricerca dell’eccellenza.

Goletta America
La prima sfida all’America’s Cup del 1870
Cambria
La prima sfida all’America’s Cup fu lanciata nel 1870 dallo yachtsman britannico James Ashbury, che con Cambria affrontò un’intera flotta del New York Yacht Club nelle acque fuori Staten Island. Al termine (e dopo molte proteste), Cambria concluse 10ma su 17 partecipanti
Ashbury lanciò una seconda sfida per l’anno successivo.
Il match di America’s Cup del 1871 fu avvelenato da discussioni ed energiche rimostranze. In quell’occasione Ashbury si consultò con i suoi avvocati e insistette per correre contro un solo yacht e non contro un’intera flotta; inoltre protestò per il sistema di punteggio e per come il Comitato di Regata aveva posizionato il campo di gara. Alla fine tornò a casa deluso e amareggiato dalla poca sportività degli americani.
Le due sfide successive arrivarono dal Canada, ma entrambi i challenger non riuscirono neanche lontanamente a intimorire il Defender e vennero sonoramente battuti

Le cinque sfide tra il 1989 e il 1930 di Sir Thomas Lipton



Alla fine del secolo ci furono altre sei sfide, inclusa la prima lanciata dal ”re del tè” Sir Thomas Lipton. Lipton, nato in Scozia da famiglia irlandese, lanciò ben cinque sfide tra il 1989 e il 1930: le perse tutte, ma entrò nella storia dell’evento per la sua grande sportività, per l’eleganza con cui accettò le sconfitte e per la passione ineguagliabile nei confronti della Coppa.
Primo a introdurre l’idea di sponsor nella Coppa, Lipton trasse un grande beneficio economico dalle sue Campagne. La sua ultima sfida fu nel 1930, anno in cui debuttarono i meravigliosi e giganteschi J-Class. Il match si corse per la prima volta nelle acque di Newport (Rhode Island) e Lipton si trovò faccia a faccia con Harold Vanderbilt (del NYYC) e il suo potentissimo e moderno (con albero in alluminio) Defender Enterprise. Per lo scozzese Shamrock V non ci fu speranza.

Il defender Enterprise
Dopo la seconda guerra mondiale, 1970 : la Louis Vuitton Cup
La Seconda Guerra Mondiale segnò una battuta d’arresto nella Coppa America che riprese nel 1958, i J-Class furono sostituiti dai più piccoli ed economici 12-Metre.
Nel 1970 più di un Club mostrò interesse verso la Coppa e il NYYC si trovò a dover fronteggiare diverse sfide contemporaneamente. Così, per la prima volta nella storia dell’evento, si decise di organizzare delle regate di selezione sfidanti per eleggere il challenger da schierare contro il Defender del New York Yacht Club. L’obiettivo era quello di identificare il challenger più forte e preparato da opporre al Defender. Il Defender peraltro sosteneva già da anni delle selezioni interne per scegliere la barca migliore, ma ai challenger non era mai stato permesso prima. La coppa America del 1970 fu vinta dal Defender Intrepid.
La Maison francese Louis Vuitton entrò come sponsor delle regate di selezione sfidanti nel 1983, inaugurando quella che per anni è stata conosciuta come la Louis Vuitton Cup.

Il Defender Intrepid
La chiglia di Australia II
Alla fine accadde l’inevitabile, l’America perse la Coppa: nel 1983 l’australiano Alan Bond e il Royal Perth Yacht Club lanciarono una sfida al New York Yacht Club, e Bond (che era al suo quarto tentativo), si presentò con un cacciavite d’oro, giurando che l’avrebbe usato per svitare i bulloni che tenevano la Coppa sul piedistallo.
Il mistero della vittoria di Australia II era sotto la linea di galleggiamento, in quell’opera viva costantemente coperta da un lungo e spesso telo per scoraggiare curiosi e spie (ne girano sempre tante in America’s Cup…): il segreto consisteva in una chiglia con ali che aumentava di molto le prestazioni del 12-Metre.
Al termine della LVC Australia II si trovò ad affrontare Dennis Conner – Mr America’s Cup – a bordo del suo Liberty. Quell’anno la Coppa America era seguitissima: giornali e TV parlavano dell’evento come se si avvertisse che qualcosa di epocale stava per accadere…





Anche in Italia l’America’s Cup era diventata un evento nazional-popolare, grazie alla sfida di Azzurra, il primo scafo a sventolare il tricolore nell’arena della Coppa America.



Azzurra
1983 La Coppa lascia l'America


All’inizio, per colpa di problemi tecnici a bordo dello scafo australiano, Conner si portò in vantaggio, ma il timoniere aussie John Bertrand riuscì a pareggiare 3-3 (si correva al meglio delle sette regate).

La settima e ultima regata tra Liberty e Australia II fu memorabile.

Liberty fu per quasi tutto il tempo in testa con aria leggera e instabile, ma all’ultima poppa, lo spinnaker di Australia II superò quello americano. Gli ultimi minuti di regata furono molto concitati e Conner fece di tutto per ribaltare la situazione, ma inutilmente: l’equipaggio australiano fu bravissimo a mantenere i nervi saldi e la testa della regata.
Per la prima volta dopo 132 anni il New York Yacht Club perdeva l’America’s Cup.
Liberty e Australia II
1983 Dennis Conner alla riscossa
Dopo la sconfitta del 1983, Dennis Conner mise in piedi una forte organizzazione, con lo scopo di riportare la Coppa in America. Questa volta, però, non corse con i colori del NYYC, bensì con quelli della sua città natale, San Diego.
Lo schema di Conner, basato su un programma di lavoro a tempo pieno, per tre anni, diventò presto il modello standard.
I forti venti del ‘Fremantle Doctor’ crearono uno scenario ideale per le regate. I neozelandesi fecero molto effetto alla loro prima apparizione, grazie anche al loro scafo Plastic Fantastic (varato con il nome di Kiwi Magic), primo 12-Metri in vetroresina.
La barca kiwi si dimostrò molto forte, ma si arrese alla superiorità di Stars & Stripes di Conner il quale, una volta conquistata la LVC, si prese la sua rivincita con gli australiani, battendo il Defender Kookaburra III per 4-0.
Stars & Stripes
1988 Il ritorno in America con Stars & Stripes
New Zealand & Stars & Stripes


Dennis Conner, acclamato come un eroe in Patria, si godette a lungo il meritato trionfo. Troppo a lungo, forse: New Zealand, infatti, prendendo alla lettera il Deed of Gift, lanciò una sfida nel 1988, comunemente ricordata come la “Big Boat Challenge” o “la sfida assurda”.

In acqua si sfidarono New Zealand & Stars & Stripes.
Il confronto fu tra il gigantesco monoscafo New Zealand di 90 piedi (circa 27 m) e il piccolo catamarano americano Stars & Stripes di 55-piedi (16.76 metri) con ala rigida, decisamente più agile e veloce.
La vittoria andò a Conner ma i neozelandesi non si arresero e iniziarono una dura battaglia legale, sostenendo che il Defender avrebbe dovuto correre con una barca simile a quella del Challenger. Il tribunale stabilì che il Deed of Gift non accennava a questa condizione e dopo tre gradi di giudizio, diede la vittoria conclusiva a Dennis Conner.

1992 Le nuove regole : International Americas Cup Class
Per evitare controversie, si decise di istituire una nuova Classe di yacht che avrebbe sostituito quella dei 12 Metri SI. Più adatta alle arie leggere di San Diego, la IACC (International Americas Cup Class) imponeva alcuni parametri, ma lasciava liberi i progettisti di escogitare le soluzioni migliori per far volare la propria imbarcazione.
La prima Coppa corsa con la IACC fu nel 1992: nella Louis Vuitton Cup si affrontarono otto team e alla fine toccò all'italiano Raul Gardini e al suo Moro di Venezia V, timonato da Paul Cayard, l'onore di sfidare il Defender, rappresentato da Bill Koch e dal suo avanzatissimo America3.
Seguendo la tradizione, Bill Koch prese il timone di America3 e difese il trofeo. Cayard aveva una barca più lenta, ma mise comunque in difficoltà il team americano, costringendolo a sudare ogni vittoria. Cayard vinse anche una regata per appena tre secondi ma fu tutto quello che riuscì a portare a casa.

Il Moro di Venezia
1995 la Nuova Zelanda si riprende la Coppa con Black Magic
Black Magic

Nel 1995 fu la Nuova Zelanda a esultare. Grazie all’esperienza acquisita durante le tre precedenti Campagne di Sir Michael Fay, i “kiwi” avevano messo in piedi un team eccezionale che sbaragliò gli altri sei challenger nelle regate della Louis Vuitton Cup. Lo scafo nero Black Magic, demolì presto anche le speranze americane, sconfiggendo Young America di Dennis Conner 5-0. Migliaia di persone si riversarono in strada, aspettando il rientro dell’equipaggio, per rendere onore a Sir Peter Blake, a Russell Coutts e agli altri uomini che avevano reso il loro piccolo Paese famoso nel mondo. Il Royal New Zealand Yacht Squadron divenne il quarto custode della Coppa America. Sir Peter Blake decise che non ci sarebbe stata una selezione Defender per il prossimo evento e il team si concentrò su un eccellente lavoro di preparazione che incluse il training di giovani talenti.

1999 - 2000 , la prima partecipazione di Luna Rossa
Luna Rossa



La Louis Vuitton Cup del 1999/2000 è ricordata come una delle più appassionanti e spettacolari di sempre, con dieci sfidanti arrivati a Auckland per le regate di selezione. Delusioni, sorprese, danni, glamour, tecnologia e pura competizione hanno caratterizzato le finali tra il sindacato italiano di Luna Rossa a Challenge, che correva per il Punta Ala Yacht Club, e quello di San Francisco America One, capitanato da Paul Cayard. Sconfitto per 5-4 l’americano, Luna Rossa (primo team nella storia del nostro Paese), si aggiudicò la LVC e l’onore di sfidare il Defender.
Per la prima volta in 149 anni di storia della Coppa, l’America non era presente nel match finale, né come sfidante, né come Defender.

Luna Rossa vince la Louis Vuitton Cup
Luna Rossa e New Zealand


Le regate dell’America’s Cup videro lo scontro tra Luna Rossa e New Zealand. Ii padroni di casa trionfarono con facilità contro il team italiano, esausto dalle precedenti selezioni. Russell Coutts fu al timone per le prime 4 vittorie e poi passò la ruota al suo “delfino” Dean Barker, che inflisse agli italiani il 5-0 che mise fine ai giochi.

La Coppa rimase “down under”, ma non a lungo: subito dopo la vittoria, infatti, Russell Coutts e molti uomini chiave di Team New Zealand decisero di abbandonare la squadra di casa per correre con il nuovo sindacato svizzero Alinghi, costituito dall’imprenditore Ernesto Bertarelli.

Le edizioni dal 2003 al 2017 : vincitori e sconfitti
2003 e 2007, domina Alinghi
Sfida alla partenza nella Louis Vitton Cup tra Luna Rossa e Oracle


Per Team New Zealand fu uno shock: la squadra si compattò attorno al giovane Barker per far fronte alle numerose sfide che arrivavano da ogni parte del mondo: supportata da Patrizio Bertelli, CEO di Prada Group, sarebbe tornata Luna Rossa e, insieme a lei, tre sindacati americani, di cui uno finanziato dal miliardario Larry Ellison, guru di Oracle. Partecipavano anche un team francese, un secondo italiano, uno svedese e, dopo 16 anni di assenza, anche uno dalla Gran Bretagna.
La Louis Vuitton Cup fu dura e lunga (4 mesi di gironi eliminatori) e in finale BMW ORACLE Racing e Alinghi si affrontarono in delle splendide regate (al meglio di 9). Alinghi vinse per 5-1, ma come dimostrano i delta all’arrivo, questo risultato fu molto sofferto.
Alinghi
Alinghi e New Zealand
Emirates New Zealand ed Alinghi


Nel match tra Alinghi e New Zealand, Alinghi arrivò provato dalla precedente LVC, ma contemporaneamente rafforzato da quell’esperienza e incredibilmente motivato: tutti sapevano che non si trattava solo di un match di Coppa, ma dello scontro finale tra ex compagni colleghi.
I kiwi volevano dare una lezione ai “traditori”, ma le cose andarono molto diversamente: sopraffatto dalla superiorità tecnologica, strutturale e progettuale della barca svizzera (dal 1870 non era mai accaduto che un Defender fosse costretto ad abbandonare il campo di regata due volte), Team New Zealand subì una cocente sconfitta (0-5) e consegnò la Coppa ad Alinghi, primo (e ancora unico) Defender europeo nella storia dell’evento.
La Coppa America entrava in una nuova era.
Ernesto Bertarelli introduce dei criteri di selezione per scegliere dove, come e quando correre la prossima Coppa, vengono eliminate le regole di nazionalità e anche allentati i vincoli che impedivano la divulgazione di informazioni tecnologiche, permettendo così anche ai team nuovi e inesperti di mettersi al passo con i “veterani”.
La 32ma America’s Cup di Valencia, Spagna, fu un successo incredibile e sotto molteplici aspetti: intanto arrivarono 11 sfidanti da ogni angolo del mondo, inclusi Sudafrica e Cina; l’evento fu spalmato su 4 anni durante i quali si corsero anche i LV Acts in giro per l’Europa, e poi ci fu un impressionante seguito di pubblico e stampa. Emirates Team New Zealand, rinato sotto la leadership di Grant Dalton, vinse la Louis Vuitton Cup e si trovò nuovamente faccia a faccia con Alinghi.
Il match tra Emirates New Zealand e Alinghi fu entusiasmante.
Tuttavia nonostante l’ottima performance (due vittorie e una sconfitta per 1 secondo), i kiwi non riuscirono a scalzare il Defender svizzero.

2010, la battaglia dei multiscafi AC 72
Alinghi e Oracle
Immediatamente dopo aver difeso la Coppa, la SNG rilasciò il nuovo Protocollo della 33ma America’s Cup.
Larry Ellison, a capo di BMW ORACLE Racing, iniziò una lunga, costosa e complessa battaglia legale per screditare il nuovo challenger of record e prenderne il posto. Alla fine ci riuscì e la lanciò la sua sfida alla SNG. Non trovandosi d’accordo sui termini del Protocollo, quest’ultima si corse secondo le regole del Deed of Gift (come nel 1988) ed entrambi i team costruirono due giganteschi multiscafi di 90 piedi: Alinghi varò un catamarano, mentre Oracle mise in acqua un futuristico trimarano e montò anche una rivoluzionaria ala rigida, la più mai grande mai costruita fino ad allora.
Quando gli scafi Alinghi e Oracle si incontrarono nelle acque di Valencia, a febbraio del 2010, la superiorità del trimarano americano fu netta. Il timoniere australiano James Spithill, appena 30enne, ebbe l’onore di vincere la Coppa per 2-0. E così l’America’s Cup tornava negli USA per la 34ma edizione, pronta a essere difesa da un team a “stelle e strisce”.

La velocità, l’adrenalina e le prestazioni che il multiscafo aveva regalato a pubblico ed equipaggio, spingono Ellison a scegliere – come Classe per la 34ma edizione - l’AC72, un catamarano di quasi 22 metri con ala rigida. Selection Serie e match si disputano nella baia di San Francisco, California.
L’AC 72 si rivela presto una macchina tanto potente quanto complessa da gestire, soprattutto dopo che i kiwi la sollevano dall’acqua grazie ai foil, lanciandola alla folle velocità di 40 + nodi. Gli altri team seguono presto l’esempio, ma non si tratta di un lavoro semplice né tantomeno sicuro. Durante l'allenamento il Team USA Oracle si capovolge distruggendo completamente lo scafo e ritardando di qualche mese la preparazione del team, ma l’incidente più grave fu quello che costò la vita all’olimpionico Andrew Simpson, intrappolato sotto la chiglia di Artemis Racing durante una sessione di allenamento.
Dopo quel tragico incidente vennero riviste le misure e gli standard di sicurezza in vista della Louis Vuitton Cup: la vittoria delle regate di selezione andò con facilità al team kiwi, che si trovò poi ad affrontare il Defender americano, quindi Emirates New Zealand contro Oracle BMW Racing.
La velocità in bolina dei kiwi era nettamente superiore a quella americana e, infatti, il team guidato da Grant Dalton, si portò presto in vantaggio. Una volta raggiunto il punteggio di 8-1, la vittoria dei kiwi sembrava a portata di mano, ma non fu così: gli americani continuarono a effettuare piccole e grandi modifiche su scafo e sostituirono John Kostecki alla tattica con il campione olimpico britannico Sir Ben Ainslie. Il risultato fu miracoloso: gli americani vinsero una regata dopo l’altra portandosi in pareggio con i kiwi. Superfluo aggiungere che la regata dello spareggio fu una delle più attese e seguite nella storia dell’evento: Emirates Team New Zealand parte in leggero vantaggio, ma non sufficiente per stoppare il Defender, che ribalta il pronostico e vince per 9-8.
Oracle si capovolge
Emirates New Zealand contro Oracle BMW Racing
34th America's Cup, acrobazie e crash
2017, AC 50, la battaglia di Bermuda


Oracle Team USA decide di difendere la Coppa fuori dalle acque di casa e sceglie Bermuda come location per la 35ma edizione.
Dopo lo shock della sconfitta subita a San Francisco, Emirates Team New Zealand AC 50 rinasce e si ricompatta attorno allo skipper Glenn Ashby e al giovane timoniere Peter Burling, medaglia d’oro olimpica.
La scelta di prepararsi e allenarsi ad Auckland, New Zealand (mentre gli altri challenger stabiliscono la loro base a Bermuda), permette ai kiwi di sviluppare in gran segreto nuove soluzioni e strategie: una per tutte, i grinder “ciclisti” che diventano il “motore” del catamarano AC50. Quando gli altri team scoprono il “trucco” dei kiwi, è ormai troppo tardi per copiarli.




Emirates Team New Zealand, che oltre ai ciclisti aveva sviluppato una barca estremamente innovativa, vince tutte le regate dei due Round Robin tranne due match, persi con Oracle Team USA che, per la prima volta nella storia dell’evento, partecipava alle regate di selezione insieme ai challenger.
Evitando per un soffio un catastrofico ribaltamento, i kiwi battono il team britannico Land Rover BAR nelle semi finali e poi quello svedese Artemis Racing nelle finali della Louis Vuitton Cup, guadagnandosi il diritto di sfidare il Defender Oracle Team USA (che si presentava al match finale con un punto di vantaggio).
Emirates Team New Zealand contro il Defender Oracle Team USA assapora nuovamente il sapore della vittoria: dopo uno schiacciante 7-1 riporta la Coppa in Nuova Zelanda.

Emirates New Zealand AC 50
Emirates Team New Zealand contro il Defender Oracle Team USA
La tecnologia al servizio della velocità sugli AC 50
La scuffia di New Zealand
La prossima sfida
Challenger of Record Luna Rossa




I Kiwi rientrano ad Auckland in trionfo e immediatamente dopo prepararono il nuovo Protocollo per la 36ma America’s Cup insieme con il Challenger of Record Luna Rossa. Come Classe di imbarcazioni scelgono un nuovo monoscafo con foil di 75 piedi (22,5 metri), una macchina da corsa estrema mai vista prima. Inoltre, Prada diventa lo sponsor principale dell’intero evento, incluse le regate di selezione sfidanti che, da adesso in poi, si chiameranno Prada Cup. Tutto è pronto per la Coppa America del 2021 (che si svolgerà ad Auckland, NZ) e le premesse per un evento ad alto tasso di adrenalina ci sono tutte…
AC 75 la barca con i baffi
Il varo della nuova Luna Rossa
Luna Rossa
 
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