Colombo, il primo viaggio - grandinavigatori

Vai ai contenuti

Menu principale:

Colombo, il primo viaggio

I grandi navigatori > Navigarono per la Spagna 1492 - 1532 > Cristoforo Colombo, 1492 > I quattro viaggi di Colombo
All'inizio di agosto, la spedizione di Cristoforo Colombo era pronta a partire.


3 caravelle
Sul Rio Tinto, nel piccolo porto di Palos nella Spagna sud-occidentale, era ancorata la più celebre flotta che attraversò mai l'Oceano.
Nelle stive erano state immagazzinate
    • provviste per un anno anche se , stante le previsioni di Colombo, il viaggio sarebbe durato qualche mese tra andata  e ritorno
    • grandi quantità di
      • perline di vetro,
      • campanellini e
      • altre chincaglierie da barattare con l'oro di Cipango, una volta avessero raggiunto il mitico paese descritto da Marco Polo
La foltta era composta da:
    • La nave ammiraglia di Colombo, la Santa Maria noleggiata da Juan de las Casas, rimasto a bordo come ufficiale, un nao di oltre 100 tonnellate e due agili caravelle,
    • la Pinta di 60 tonnellate a vele quadre al comando di Martin Alonso Pinzon e
    • la Nina di 55 tonnellate a vele latine al comando di Vicente Yanez Pinzon, fratello di Martin Alonso.
L'equipaggio era composto da :
    • 90 esperti marinai per la maggior parte andalusi
    • tre chirurghi,
    • un segretario,
    • un sovraintendente reale
    • un arabo che conosceva parecchie lingue e avrebbe potuto, così pensava Colombo, fare da interprete a un eventuale incontro con il Gran Khan della Cina. (A quei tempi l'arabo era ritenuto la madre di tutte le lingue.)
Il 3 agosto 1492, molto prima dell'alba, Colombo sali a bordo della Santa Maria e diede l'ordine di levare l'ancora.ero alito di vento e le vele pendevano flosce mentre le tre navi scendevano il Rio Tinto sfruttando la marea che si ritirava.
Il primo viaggio di Colombo
primo viaggio
Dove arrivò Colombo
Annota Las Cosa:
"L’ammiraglio estrasse il vessillo reale ed i capitani due bandiere, che l’Ammiraglio fece issare sulle navi, munite della croce verde e delle iniziali F e Y (Le iniziali di Fernando e Ysabella). Piantarono una croce sulla spiaggia e battezzarono la prima terra scoperta San Salvador , in onore al Dio che li aveva protetti e salvati da tanti pericoli.”.
arrivo a San Salvador
Il luogo dove sbarcò Colombo
Sulle tracce di Colombo: dove sbarcò Colombo
San Salvador
Conception vista da vicino
Conception


La piccola flotta, imbarcati sei Aruachi come interpreti e guide, fece vela verso sud-ovest quasi per due settimane, scoprendo lungo il percorso nuove isole.
Avvistò la prima isola al tramonto e temporeggio tutta la notte per poter prendere terra con la luce del giorno.
La battezzò Santa Maria de la Conception.

’isola era molto simile a San Salvador e mentre le navi erano alla fonda uno degli indigeni che Colombo aveva imbarcato a San Salvador approfittò della vicinanza di una canoa indigena per gettarsi in mare e darsi alla fuga. Raggiunta la riva gli indigeni si diedero alla fuga abbandonando la canoa che Colombo fece recuperare ed imbarcare sulla Nina.




Ripartito verso l’isola successiva, che battezzò

 Fernandina

decise di circumnavigarla per vedere se era possibile scoprire qualche traccia dell’oro che si aspettava di trovare. Ovviamente non ve ne era traccia, ma Colombo sempre pieno di ottimismo descriveva incantato la fertilità di questa terra, le sobrie e pulite capanne degli indigeni e gli strani pesci tanto colorati e diversi da quelli che era solito vedere.

Fernandina

Dovunque la flotta gettasse l'ancora, indigeni stupefatti, una volta superata la paura iniziale, facevano chiaramente capire che credevano gli Spagnoli fossero venuti dal cielo.
Gli Spagnoli furono i primi Europei ad assaggiare
    • le patate dolci,
    • il mais,
    • le radici della manioca
e ad ammirare gli strani letti degli Indiani "simili a nidi di cotone"; quegli strani aggeggi
le amache
furono ben presto adottati con entusiasmo dai marinai europei.

amache
Sulle tracce di Colombo: le più belle isole delle Bahamas visitate da Colombo
Bahamas
arrivo a Cuba
L'unico oro che si poteva trovare alle Bahama era però quello di piccoli ornamenti. I soli segni incoraggianti erano gli accenni confusi a un'isola molto più grande che si trovava a sud, chiamata Coiba o Cuba, dove sembrava vi fossero molte grandi navi. Colombo concluse ottimisticamente che doveva trattarsi della famosa isola di Cipango.

I marinai colsero la prima visione di Cuba al tramonto, il 27 ottobre: aveva un aspetto indubbiamente molto diverso dalle piccole ondulate Bahama; disseminata di alte montagne azzurrine, sembrava stendersi indefinitamente a est e a ovest. Quando il giorno seguente la flotta gettò l'ancora, Colombo fu immediatamente colpito dalla bellezza dell'isola.
cina
Ma invece delle navi mercantili e dei palazzi dal tetto d'oro, trovò sulla spiaggia solo canoe di tronchi scavati e un villaggio di piccole capanne rotonde. Tutto questo era molto sconcertante: Marco Polo aveva forse  esagerato le ricchezze. di Cipango? Tuttavia, nel giro di pochi giorni, Colombo riuscì a risolvere l’enigma.

Tutte  le volte che mostrava a un indigeno cubano un pezzetto di  oro, questi additava l'interno dell'isola, dove probabilmente si trovavano piccole quantità di metallo, e pronunciava la parola locale per indicare il centro dell'isola, "Cubanacan", can? khan? Ecco! Essi non potevano intendere altro che "Gran Khan"! Colombo non si trovava affatto nel Cipango, ma era finito in un angolo tutt'altro che ricco dell'Asia, era in Cina!

tabacco
L'Ammiraglio inviò immediatamente un gruppo di uomini, in missione diplomatica per incontrare il Gran Khan; essi non trovarono però una città dai tetti d'oro ma solo un villaggio indigeno di 50 capanne.

Il cacicco locale ricevette con cortesia gli ospiti venuti dal cielo, ma non riuscì a capire una sola parola pronunciata dall'interprete arabo; neanche i nomi delle famose città cinesi, Quisai e Zarton destarono un segno di comprensione.

Quando gli inviati di Colombo ritornarono, delusi, alla costa, l'unica cosa interessante che raccontarono fu la strana abitudine degli indigeni di inalare il fumo da tobaco arrotolati, che essi infilavano nelle narici. Gli Spagnoli non immaginavano neanche lontanamente che questa pianta si sarebbe rivelata, un giorno, altrettanto preziosa dell'oro.

La diserzione di Pinton
La Pinta

Colombo veleggiò lungo la costa settentrionale di Cuba per cinque settimane senza trovare neanche un granello d'oro.

A un certo punto, le guide aruache cominciarono a insistere che loro prendevano il metallo in un'altra isola più a est, il cui nome era Babeque e le cui spiagge, sembrava, erano tempestate di pepite d'oro purissimo. Questa informazione si dimostrò troppo allettante per
Martin Alonso Pinzon.
Egli decise di fare un po' di esplorazioni per conto proprio e una notte le vele della Pinta scomparvero all'orizzonte; Colombo non rivide la nave per sei settimane.

Il 5 dicembre la Nina e la Santa Maria raggiunsero la punta orientale di Cuba e proseguirono il viaggio verso est in mare aperto; il giorno successivo scoprirono un' isola di una bellezza incantevole.

Col suo caratteristico entusiasmo, Colombo descrisse in termini eloquenti la sua "pianura bella e fertile" e le sue "montagne maestose coperte di alberi verdi". Prese anche nota dei numerosi ancoraggi, che - dichiarò - erano i migliori che avesse mai visto.

Tutti quanti furono concordi nell'asserire che l'isola era altrettanto bella quanto la Spagna, forse anche più bella, per cui Colombo la chiamò la Isla Espaiola. (Essa fu, in seguito, ribattezzata Hispaniola).

Hispaniola
caicco
Nelle due settimane successive, gli Spagnoli esplorarono circa un terzo della costa settentrionale di Hispaniola, che Colombo disegnò sulla carta con accuratezza. Ogni tanto, si fermavano per visitare grandi villaggi di Aruachi, circondati da coltivazioni di mais e manioca, e per cercare tracce dell'oro. A mano a mano che si spostavano a est, questo sembrava diventare più abbondante
Il 18 dicembre l’ammiraglio scrive :

“stavo cenando a poppa allorchè quegli arrivò a passi rapidi e, sedutosi al mio fianco, non mi permise di alzarmi per riceverlo e mi pregò di continuare a mangiare”.

Colombo ordinò che venisse aggiunto un coperto per il Cacicco e alla fine del pasto il capo gli regalò una cintura finemente lavorata e una piccola quantità d’oro. In cambio l’Ammiraglio gli fece dono di un paio di scarpe rosse, di una bottiglia di acqua di colonia, di un rosario di ambra e del baldacchino del proprio letto.
Cibao
Il cacicco scese a terra promettendo che sarebbe tornato con altro oro e Colombo lo salutò facendo sparare alcune salve dei suoi cannoni. Due giorni dopo arrivò un messaggero che portava in dono a Colombo un’altra cintura ornata di lische di pesce rosse e bianche ed il dono d’oro più consistente fino ad allora mai ricevuto.
Alla domanda dell’Ammiraglio circa la provenienza dell’oro l’uomo rispose che proveniva da Cibao. Il nome designava la regione di Sud est all’interno dell’isola, dove dai torrenti montani si estraevano modeste quantità d’oro. Ma per Colombo Cibao era sinonimo di Cipango: la meta del suo viaggio. L’ammiraglio era sicuro che navigando lungo la costa Est dell’isola e poi penetrando in direzione Sud avrebbe raggiunto il mitico paese.

Baia di Acul
Il 20 dicembre, le navi gettarono l'ancora nella Baia di Acul, un porto naturale circondato da montagne. Gli indigeni si dimostrarono particolarmente amichevoli: essi distribuirono piccoli monili d'oro.
Per alcuni giorni marinai ed indigeni si scambiarono reciproche visite. Gli indigeni si mostravano sempre molto docili e ben disposti vero gli Spagnoli e tutti erano convinti che venissero dal cielo.

Un capo di nome Guacanagari inviò un dono particolarmente bello: un tessuto di cotone finemente ricamato, ornato d'oro martellinato. Abbagliato da tanta generosità, Colombo si recò immediatamente a visitare il capo, il cui villaggio si trovava ad alcune miglia verso est, vicino, forse, a Cipango.

Verso mezzanotte la prua della Santa Maria si incagliò su un banco di coralli.
Affondamento delkla Santa Maria
canoba
La creazione di Natividad
natividad
La partenza di Colombo fu a lungo ritardata dalle interminabili celebrazioni inscenate dagli indigeni, per salutare la partenza degli amici spagnoli. Si partì solo all'imbrunire e, alle undici di sera del 24 dicembre, le navi andavano alla deriva in un mare senza vento, e sulla Santa Maria la vigilanza era stata allentata.
Colombo, sveglio da quarantotto ore, era sceso a riposare; Juan de la Cosa, il capitano della nave, era in cuccetta e il timoniere aveva approfittato della calma della notte e dell'assenza di ufficiali per affidare la barra a un mozzo, cosa che Colombo

"aveva sempre proibito fermamente durante l'intero viaggio, che ci fosse vento o meno; in particolare facendo divieto di lasciar governare la nave a un ragazzo",
come annotò aspramente sul diario. La nave era troppo grande per mani inesperte.

Colombo mandò a terra un drappello di uomini per chiedere aiuto al capo locale. Il cacicco si dimostrò assai disponibile. Si presentò subito, con canoe e uomini. Prima di sera ogni oggetto di qualche valore era stato trasportato all'interno del recinto del capo tribù.
Il cacicco si offrì di condurre Colombo a Cibao, ma lo mise in guardia circa la presenza dei Caniba, una feroce popolazione che razziava e terrorizzava le genti delle altre isole, e che si cibava delle proprie vittime. Non era la prima volta che Colombo ne sentiva parlare: i cubani li avevano nominati spesso. L'ammiraglio diede però questa interpretazione:
"I Caniba sono le genti del Gran Khan, che dovrebbe ormai trovarsi molto vicino".

Colombo disse quindi al cacicco di non preoccuparsi, perché i re di Spagna soggiogato quei malvagi. Per provare le proprie asserzioni, fece sparare un colpo di cannone e uno di moschetto: gli indigeni si spaventarono tanto da gettarsi a terra assaliti dal terrore.

Gli isolani donarono a Colombo una "grossa maschera d'oro". Il cacicco in persona la consegnò all'ammiraglio, al quale volle anche adornare il capo con un profluvio di ornamenti d'oro.

L'ammiraglio volle vedere il suo naufragio come un dono della provvidenza:
"In realtà l'incidente non fu un disastro ma una grande fortuna, perché è certo che se non avessi dovuto precipitarmi a terra, non mi sarei mai ancorato in questo luogo"

Ora sapeva che cosa doveva fare. Avrebbe costruito un forte lasciandovi una guarnigione di trentanove uomini, ed egli stesso sarebbe tornato in patria con la Ninia per riferire quanto aveva scoperto e allestire una seconda e più importante spedizione.
A memoria dell'incidente di Natale decise di battezzare il forte con il nome di Navidad ("Natività").
Così, fondata la prima colonia europea del Nuovo Mondo, il 4 gennaio 1493 Colombo partì veleggiando verso casa.
la pinta
andata e ritorno
Nina nella burrasca
Era partito soltanto da due giorni quando apparve all'orizzonte un profilo familiare: la Pinta. Accostatosi alla nave, Martin Alonso Pinzon giustificò la propria assenza sostenendo di essersi allontanato
"contro la propria volontà".

Cristoforo Colombo si adirò moltissimo e annotò sul diario che "non sapeva da dove originassero l'insolenza e la slealtà" di quell'insubordinato; ma poiché era dotato di spirito pratico, fu ben lieto di ritrovarsene in compagnia. Martin Alonso Pinzon non aveva trovato l'oro, e Colombo chiuse un occhio sull'accaduto.

 Sul­la via del ritorno l'ammiraglio affrontò un altro ordine di problemi: doveva battersi contro gli stes­si venti orientali che quattro mesi prima lo avevano sospinto attraverso l'Oceano Atlantico. Sarebbe stato tremendamente difficile, se non impossibile, ripercorrere la stessa rotta.

Colombo sapeva però che d'inverno la costa atlantica del Portogallo, che si trova a ottocento miglia a Nord delle Canarie, è spazzata da venti settentrionali e pensò quindi che gli stessi venti potessero soffiare anche al di là dell'oceano.

 
Ordinò dunque di seguire una rotta tra Nord ed Est, con mura a dritta in modo da rag­giungere la latitudine della costa portoghese. Se tut­to fosse andato bene, sarebbe arrivato in porto sul­le "generose spalle" di un vento di poppa. Si tratta­va davvero di un'intuizione straordinaria: Colombo aveva individuato la migliore rotta per attraversare l'Atlantico durante l'inverno.
Il tempo si era fatto freddo e ventoso, ma la Ninia veleggiava veloce. Il 6 febbraio coprì duecento miglia, raggiungendo a tratti gli undici nodi. Tuttavia nuove difficoltà erano in aguato: il 12 febbraio le due navi incapparono in una grande tempesta vicino alle Azzorre.
I colpi di vento da Sudovest minacciando di inghiottire i piccoli velieri, che portavano poca zavorra e stavano per esaurire le provviste di cibo. A bordo della Ninia, Colombo risolse il problema facendo riempire d'acqua marina i barili vuoti, cercando di non perdere il contatto con la Pinta. Tenne accesi numerosi fuochi per tutta la notte del 13 febbraio, Martin Alonso rispose allo stesso modo. A un certo punto i segnali s'interruppero improvvisamente e Colombo temette che la Pinta fosse affondata.

Tempesta
Anche l'equipaggio della Ninia avvertiva intorno a sé il pericolo incombente. Gli uomini, sempre più spaventati, si misero a pregare. Qualcuno propose di fare un voto: se si fossero salvati, uno di loro, estratto a sorte, sarebbe andato in pellegrinaggio a piedi al santuario di Nostra Signora di Guadalupa.
Colombo si fece portare un cappello e un numero di ceci pari a quello degli uomini a bordo, e tracciò una croce su uno dei ceci. L’ammiraglio infilò per primo la mano nel cappello ed estrasse proprio quello segnato con la croce: Colombo era stato designato dalla sorte.

La tempesta continuava a infuriare e i marinai non cessavano di pregare, formulare voti ed estrarre a sorte. Alla fine, poiché sembrava che nulla potesse placare la tempesta, decisero che se fossero scampati a quella tempesta si sarebbero recati tutti quanti, spogli della camicia, al primo santuario della Vergine in cui si fossero imbattuti.
Colombo racconta pure di come egli stesso, in preda della disperazione, avesse scritto su una pergamena il resoconto dettagliato delle proprie scoperte, avvolgendolo poi in un pezzo di tela cerata e aggiungendo la promessa di una ricompensa di mille ducati destinata a colui che lo avesse eventualmente trovato e consegnato al re e alla regina di Spagna. Chiuso l'involto in un barile sigillato, per non accrescere i timori dell'equipaggio, non rivelò a nessuno di cosa si trattasse pensando che i marinai lo supponessero un ulteriore atto di devozione. Affidò infine il barile al mare infuriato e per quanto ne sappiamo non fu mai ritrovato. La sera del giorno successivo l'equipaggio pensò che le preghiere fossero state esaudite: il vento e le onde cominciarono a placarsi.
Tuttavia la navigazione fu difficile per altri quattro giorni.
Solo il 18 febbraio la Ninia gettò l'ancora nel porto di Santa Maria delle Azzorre, a 800 miglia dall'Europa continentale, dove era possibile rifornirsi di vettovaglie.
Il messaggio di Colombo a rischio naufragio
Sulle tracce di Colombo: verso le Azzorre
Verso le Azzorre
Sulle tracce di Colombo: le Azzorre
Sulle tracce di Colombo: naufragio alle Azzorre
Naufragio alle Azzorre
Le due imbarcazioni, in mezzo ad una nuova tempesta, la notte del 4 marzo avvistarono finalmente le coste rocciose del Portogallo. La mattina dopo la Ninia era alla foce del Tago. Colombo avrebbe ovviamente preferito dirigersi subito verso la Spagna, ma la nave aveva lo scafo molto danneggiato. Gettò l'ancora a Restello, a quattro miglia da Lisbona.
Colombo apprese che le recenti tempeste in cui si erano imbattuti i due equipaggi erano le peggiori a memoria d'uomo, e avevano provocato stragi lungo l'intera costa portoghese.
Nel corso dell'inverno erano andati perduti circa venticinque mercantili e altri erano stati costretti a rimanere in porto, senza poterne uscire per quattro mesi consecutivi.

Colombo, tenuto conto della rivalità che opponeva il Portogallo alla Spagna, aveva buoni motivi per temere delle reazioni ufficiali. Scrisse immediatamente a re Joao II spiegandogli da dove proveniva e domandando l'autorizzazione per riparare la nave.

La risposta arrivò quattro giorni dopo:
Colombo poteva attraccare e mettere la caravella in cantiere a Lisbona. Re Joao Il, nonostante fosse pentito per aver respinto otto anni prima le proposte del navigatore, lo accolse con gran cortesia ordinando ai cortigiani di dare soddisfazione a ogni sua necessità.

L'ammiraglio, dopo che gli uomini si furono ripresi e le navi riparate, veleggiò verso il porto di Palos, da dove era salpato sette mesi e dodici giorni prima. Vi approdò il 15 marzo 1943.

Colombo era il primo navigatore del Rinascimento ad aver toccato le sponde occidentali dell' Atlantico e a farne ritorno. Martin Alonso Pinzon attraccò a Palos poche ore dopo la Ninia.
II 3 febbraio, quando la tempesta lo aveva separato dall'ammiraglio, Pinzon era stato trascinato oltre le Azzorre approdando a Vigo. Aveva poi virato a Sud per raggiungere la Spagna.


Foce del Tago
Palos
Colombo ricevette un'accoglienza trionfale.
festeggiamenti
Colombo inviò un messaggero ai sovrani di Spagna a Barcellona, 1.300 chilometri da Palos, e ricevette subitsto un'incoraggiante risposta:

"Don Cristoforo Colombo, nostro ammiraglio del mare Oceano, viceré e governatore delle isole che egli medesimo ha scoperto nelle Indie, ci felicitiamo di apprendere il nome della località da cui scrivete e di constatare che Dio ha coronato i vostri sforzi e desideriamo che vi rechiate presso di noi al più presto"


I sovrani ascoltarono affascinati il racconto delle avventure di Colombo e, esaminati l'oro e gli indiani, gli comunicarono che la corona era disposta a inviare un' altra spedizione non appena fosse pronto a salpare nuovamente.




 
Copyright 2015. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu