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Magellano, il ritorno

I grandi navigatori > Navigarono per la Spagna 1492 - 1532 > Ferdinando Magellano, 1519
Nel momento in cui la San Antonio fa il suo ingresso trionfale a Siviglia, le tre navi superstiti sono alla fonda a Bohol, un’isola a sole venti miglia da Cebu da cui sono partite.

Mancano competenze sicure per guidare la flotta,
ma l’ambizioso Joao Carvalho,
il pilota che ha abbandonato il comandante Serrano, assume il comando
malgrado la scarsa fiducia di cui gode presso gli equipaggi.

I marinai si contano:
    • partiti in duecentoquaranticinque
    • sono rimasti in centoquindici, alcuni gravemente feriti.

Troppo pochi per condurre tre navi.

Bohol
La più logorata delle tre navi, La Conception,
viene pertanto fatta arenare su di una spiaggia,
spogliata di tutto il materiale che può essere utile per il viaggio di ritorno e data alle fiamme.
Carvalho mantiene il comando della Trinidad e nomina Espinosa comandante della Victoria con l’aiuto di Juan Sebastian del Cano.
Le due navi cominciano il viaggio di ritorno girovagando tra le tante isole che incontrano. A bordo non c’è più disciplina ed in ogni isola che le navi toccano gli equipaggi si lasciano andare a saccheggi, stupri e ad ogni sorta di depravazione.
Più di una volta gli indigeni, vessati dagli equipaggi allo sbando, tentano con la forza di resistere alle aggressioni degli spagnoli, ma questi non si fanno scrupoli nell’aprirsi la strada a colpi di bombarda.

L’orgogliosa flotta di Magellano si è trasformata in un covo di filubustieri.

Conception
Per quattro mesi le due navi peregrinano da un isola all’altra. I rapporti con gli indigeni delle varie isole finiscono sempre con il deteriorarsi per le malefatte degli equipaggi.
In uno dei tanti porti di questo peregrinare

gli indigeni si ribellano alle angherie di Carvalho e tentano di impedirne la partenza bloccando l’uscita dal porto con tre giunche.

Carvalho si apre la strada a colpi di bombarda e cattura l’equipaggio di una delle tre giunche su cui è imbarcato il figlio del sultano dell’isola e tre fanciulle di eccezionale bellezza.

Carvalho violenta le tre fanciulle che entrano a far parte di un suo harem privato
e rilascia il figlio del sultano per una forte somma d’oro che tiene tutta per se.

caravella bombarda
Malgrado il degrado, gli equipaggi non tollerano più le nefandezze del comandante.

Destituiscono Juan de Carvalho; e affidano il comando della Trinidad a Espinosa
mentre Sebastian del Cano assume il comando della Victoria.

27 settembre

Le navi ripartono al comando di Espinosa che cerca di riportare a bordo un minimo di disciplina e dirige le due navi alla ricerca delle Molucche, la meta originaria di Magellano.

2 navi
Le navi approdano all’isola di Tidor e raggiungono anche la non lontana isola di Ternate dove vive l’amico d’infanzia di Magellano. Ma Francisco Serrao è morto; coinvolto in una disputa tra i due sultani di Ternate e di Tidor è stato avvelenato da quest’ultimo.

Le navi imbarcano le preziose spezie ripartono,
ma … la Tinidad non arriva.

Nel salpare l’ancora all’uscita del porto l’imperizia dei marinai ha provocato una grave falla.
Del Cano è impaziente di ripartire per non perdere il favore del monsone lascia la Trinidad in porto per le necessarie riparazioni.
All’ultimo momento Pigafetta lascia la Trinidad per cercare di rientrare in Spagna rapidamente con la Victoria.

ternate
Le riparazioni della Trinidad richiedono ben quattro mesi. Quando la nave è pronta per salpare

i monsoni sono scemati ed Espinosa con i suoi 52 uomini di equipaggio si trova ad affrontare la decisione se rimandare ancora la partenza o cercare una nuova rotta.

Sceglie questa seconda alternativa. Convinto che anche nel Pacifico ci siano venti simili agli alisei dell’Atlantico, decide di invertire la rotta tentando di raggiungere l’america del Sud e raggiungere l’Atlantico attraverso lo stretto di Panama scoperto da Balboa.



panama
Inizialmente il vento non gli è favorevole, poi finalmente comincia a spirare da Ovest e sospinge lentamente la Trinidad.
Il viaggio si rivela però lungo e stressante.
I viveri vengano rapidamente esauriti e gli uomini cominciano a morire.

Le tempeste si susseguono e i venti soffiano di nuovo in direzione contraria. La nave è allo sbando, i marinai continuano a morire senza una chiara ragione e quelli restanti sono in cosi misere condizioni che governare la nave diventa ogni giorno un’impresa più difficile.

E’ ottobre quando i superstiti, con una nave ormai resa ingovernabile dalle tante burrasche che l’hanno squassata, trovano rifugio in una piccola baia.
Sono passati sei mesi dalla partenza da Tidor anche se la Trinidad non è riuscita ad allontanarsi molto dall’isola di partenza.
Espinosa scrive un messaggio di richiesta di soccorso ed
invia Bartolomeo Sanchez a bordo di una piroga di indigeni alla ricerca di soccorso.

La piroga riesce a raggiungere Tidor dove nel frattempo ha gettato l’ancora una potente
flotta portoghese comandata da Antonio de Brito
che ha messo agli arresti tutti gli spagnoli che avevano scelto di restare sull’isola. L’isola è infatti un possedimento portoghese e non ammette interferenze degli spagnoli.

Brito riceve il messaggio di Espinosa, ma se la prende con comodo
”la Morte di qualche altro spagnolo servirà come lezione per il futuro”.
tempesta
piroga
Quando i soccorsi inviati raggiungono la Trinidad vengono accolti dal maleodorante fetore della morte che regna sovrana sulla nave.  
Dell’orgoglioso equipaggio di un tempo sono rimasti ventun moribondi.

A Ternate, dove vengono condotti, molti di essi muoiono di stenti, gli altri, trattati da prigionieri, vengono destinati ai lavori forzati.

Alla fine restano in vita soltanto Espinosa e quattro marinai,
ma uno di essi morirà durante un tentativo di evasione.

Tre anni dopo quattro sopravissuti furono riconsegnati alla Spagna. Espinosa, come ricompensa ricevette dal re di Spagna una misera pensione decurtata degli anni in cui era rimasto prigioniero dei Portoghesi.
nave fantasma
Il 21 dicembre 1521 la Victoria è in viaggio sospinta da venti favorevoli.

Le stive sono piene di preziose spezie e la cambusa è ben rifornita.
Un mese dopo aver lasciato Tidor la Victoria raggiunge l’isola di Timor dove sosta per imbarcare viveri freschi e riparare alcuni danni che una furiosa tempesta ha procurato.

L’8 febbraio la nave riparte e Francisco Albo, che ha sostituito pur con più modeste conoscenze, l’astronomo …. Martin ucciso insieme a Magellano, spinge Joao del Cano su di una rotta molto a Sud per essere certo di poter doppiare il Capo di Buona Speranza.

Timor
A quei tempi non si sapeva come determinare la longitudine ed era quindi prudente rischiare di allungare il percorso piuttosto che correre il rischio di finire in qualche zona sconosciuta dell’Africa del Sud.

Il Capo di Buona Speranza si allinea sul 36° parallelo,
ma la prudenza di Francisco Albo ha spinto La Victoria sul 42° parallelo.

A quella latitudine, nell’autunno inoltrato, il freddo è intenso ed i viveri a bordo ormai scarseggiano. La Victoria per giorni e giorni combatte con venti glaciali che spirano in senso contrario alla rotta necessaria per doppiare il Capo.

Condizionato da un equipaggio allo stremo delle forze,
Del Cano decide di risalire verso Nord

per cercare condizioni più favorevoli alla sopravvivenza della spedizione ed arriva a gettare l’ancora in una imprecisata baia dell’Africa del Sud.
La sosta è breve perché un improvviso cambio della direzione del vento costringe del Cano ad abbandonare l’ormeggio ormai insicuro ed a ritentare di doppiare il Capo di Buona Speranza.

I venti tornano a contrastare l’avanzata della Victoria che per due mesi continua a bordeggiare cercando di superare il Capo.

Acque gelate
Capo di Buona Speranza
L’ 8 giugno finalmente la Victoria riesce ad entrare in Atlantico, ma l’equipaggio è di nuovo allo stremo delle forze, lacero ed affamato : gli uomini cominciano a morire.

Nel solo mese di giugno ben ventun cadaveri sono gettati in mare.

Del Cano è costretto a scegliere una rotta che gli consenta il più rapidamente possibile di imbarcare nuovi viveri: non ha alternative.

Solo sulle Isole di Capo Verde, di proprietà portoghese,
potrà trovare i viveri di cui ha disperato bisogno.
morti in mare
E’ un grande rischio perché tutto l’equipaggio potrebbe essere arrestato e messo ai lavori forzati dai portoghesi.
Del Cano decide di rischiare:
si accorda con l’equipaggio per sbarcare sulle isole
sostenendo di far parte di una flotta che torna dalle Americhe di proprietà spagnola.

Una tempesta li ha portati molto a Sud e, privi di viveri, sono costretti a chiedere aiuto ai portoghesi per poter rientrare in Europa.
Il 9 luglio la Victoria getta l’ancora nell’isola di San Tiago.

Secondo il piano concordato 13 uomini sbarcano e trovano la sperata solidarietà dei portoghesi. Iniziano le corvè per riapprovigionare la nave, mentre Del Cano ormeggia, prua al mare, in modo di essere pronto a lasciare l’ormeggio al minimo segnale di pericolo.
Ed il pericolo purtroppo non tarda a manifestarsi :
un uomo addetto alla corvè a terra, dopo abbondanti libagioni si lascia sfuggire l’indicazione circa la reale provenienza della nave.

I portoghesi arrestano immediatamente i tredici marinai a terra e mettono in mare una scialuppa piena di uomini armati ordinando a Del Cano di arrendersi.
Del Cano invece ordina di issare le vele e di levare l’ancora
sfuggendo per un soffio alla cattura.
Ma il suo equipaggio già decimato dalla fame e dal freddo ha perso altri tredici uomini essenziali per manovrare dignitosamente la Victoria.
La nave procede con fatica: il 4 agosto è in vista delle Azzorre, ma non può far sosta perché anche queste terre sono di proprietà portoghese.

Azzorre
Guadalquivir
equipaggio malridotto
La navigazione prosegue con manovre che si rivelano sempre più difficili da portare a termine stante l’esiguità dell’equipaggio per di più indebolito dalla fame e dalle malattie.

Il 6 settembre un vascello fantasma logoro che imbarca acqua in diversi punti e con le vele a brandelli si presenta all’imbocco del Guadalquivir.

Sale a bordo lo stesso pilota che alla partenza della flotta aveva portato in mare aperto proprio la Victoria e resta scioccato da quel che vede:
diciotto moribondi è quel che resta dei 250 uomini
che erano partiti tra grandi applausi e feste due anni prima.
E Magellano ? Del Cano allarga le braccia.

La notizia del ritorno della Vittoria raggiunge Siviglia in un baleno.
L’8 settembre, quando la nave entra in porto, la città è in festa, le bombarde del castello sparano parecchi colpi di benvenuto, ma la popolazione non conosce ancora lo stato in cui è ridotta l’unica nave sopravissuta alla spedizione.

Quando infine accosta alla banchina con lo scafo a pezzi ed il suo carico di relitti umani la folla ammutolisce, un brivido di pietà e commozione attraversa gli animi di che era corso per far festa  e qualche lacrima accompagna lo sbarco dei sopravissuti.
La terra è veramente rotonda, i sopravvissuti della Victoria lo hanno dimostrato, ma il prezzo pagato è stato altissimo.
La Spagna non trasse inoltre grandi vantaggi dall’impresa di Magellano perché la lunghezza del viaggio ed il piccolo tonnellaggio delle navi che potevano essere usate rendeva poco remunerative le spedizioni.

L'ultimo commento !

Nel 1529, con il trattato di Saragozza, la Spagna rinunciò alla sovranità sulle Molucche a favore del Portogallo per un compenso di 350.000 ducati.

Re Carlo promosse un’inchiesta sull’ammutinamento di San Julian che riconobbe le ragioni di Magellano e ne esaltò il prestigio.

Le Filippine, scoperte da Magellano, restarono per più di 3 secoli la più grande colonia d’oltre mare della Spagna.

Di Magellano
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